Jung,Freud e me

Voglio essere diretta Freud –mi è sempre stato sulle palle-.
Non ho mai saputo accettare il suo metodo come le sue teorie:le ho sempre trovate povere di quel tanto di spiritualità che occorre per rendere una materia come la psicologia un tantino più umana e meno scientifica.La via umana che conduce alla possibile cura dei tanti acciacchi accidentali della psiche a cui tutti siamo soggetti nel corso della nostra esistenza..
Ho sempre supposto che il suo legare la sessualità a tutti i dolori della psiche,come causa,fosse quasi più una sua mania che un dato di fatto;su ciò la lettura del libro di Jung  è stata per me illuminante.Ho sempre percepito,intravisto di sbieco in quell’uomo,Freud,la stessa “tragedia” delle patologie di cui andava parlando.Questo accadeva qualche anno fa,oggi devo;grazie ad Jung recitare un mea culpa.

Leggendo Jung trovo sì conferma alle mie ormai vecchie intuizioni spingendo però a venire a galla anche quanto io sia stata ingiustamente lapidaria,impulsiva e a tratti sprezzante nei riguardi di Freud.Senza lasciare a me stessa oltre che a Freud possibilità di ricorrere  in appello.Chiusi con Freud definitivamente e basta . 
Quel che oggi comprendo,e Jung mi ha fatto comprendere,e che non sono andata come è mio solito fare alla ricerca di Freud come uomo.Ho commesso questo errore ben due volte prima con Freud poi con Julius Evola.Sprezzante contro un Evola giovane,e con principi umanamente lontani dai miei,poi ho scoperto un Evola ormai adulto,pentito di certe sue congetture,perdendomi per qualche anno la sua parte migliore,quella di uomo esoterico.Mentre con Freud mi sono arenata sulle sue teorie e applicazioni pur intuendo che nel profondo qualcosa stonava senza andare alla ricerca del perché di tale atteggiamento.
Amo Jung ,le sue idee e il suo approccio per istinto,lo amavo ancor prima di approfondire i suoi libri,il saperlo dall’altra parte della barricata di Freud   mi era sufficiente,per non dare altra possibilità a Freud.

Jung invece mi dona di Freud quell’interiorità che io invece ho liquidato molto in fretta,per incapacità di reggere e tenere testa a teorie che mi creavano malessere interiore.
Facendo riemergere un senso di umiltà che hai tempi non ho avuto e che oggi felicemente ritrovo.
Scrive Jung:”Sebbene per Freud la sessualità fosse senza dubbio un « numinosum»,la sua teoria e la sua terminologia sembravano definirla esclusivamente come una funzione biologica.Solo l’eccitazione con cui ne parlava faceva arguire in lui una risonanza più profonda.In ultima analisi voleva insegnare –o almeno così mi pareva-che la sessualità considerata,includesse la spiritualità,e avesse un significato intrinseco:ma la sua terminologia,fatta di termini concreti,era troppo angusta per riuscire a esprimere questa idea:mi dava per tanto la sensazione che in fondo lavorasse contro il suo vero scopo e contro se stesso ;e non v’è maggiore amarezza di quella che prova chi sa di essere il peggior nemico di se stesso.” Ecco quanto io non ho perdonato a Freud,la mancanza di spiritualità,il tocco umano.O forse dire umano è errato sarebbe meglio dire quella parte di noi che è ben  nascosta nelle nostre profondità che appartiene ad altro mondo e ad altra realtà.

Mentre ad esempio se  ad altri ho perdonato la negazione dell’esistenza di un possibile   dio,di un mondo metafisico e dell’importanza del mistico nell’esistenza dell’uomo a Freud non lo perdonai per un mio limite di allora.Non volendo ricercare le motivazioni della sua negazione di un lato spirituale a favore della pura scienza.
Ho sempre sorvolato su questa negazione e/o il bisogno di razionalizzare scientificamente qualcosa che in realtà è in noi da quando veniamo al mondo e non vi è possibilità di dimostrarlo e riconoscerlo se non attraverso un’esperienza interiore diretta.Quella verità o conoscenza a priori che attraverso l’intuizione si svela in modo chiaro e consapevole.Ho sorvolato in nome di altre virtù e concetti che ritenevo ragionevoli e condivisibili,comprendendo le ragioni di tali negazioni per ragioni quando religiose,quando troppo imponenti da accettare,o soggette alla struttura della società del momento .Ma con Freud non l’ho fatto.
Cadendo un po’ nel tranello di cui Jung scrive:”ogni volta che la psiche è scossa violentemente da un esperienza numinosa,v’è il pericolo che il filo,al quale si è sospesi,possa spezzarsi.Se questo accade c’è chi cade  in  un’affermazione  assoluta,chi in una negazione assoluta parimenti  assoluta.Nirdvandva (libertà dagli opposti) dice l’oriente.L’ho ben impresso nella memoria.Il pendolo spirituale oscilla tra ciò che ha senso e ciò che non ne ha,non tra giusto o errato.Il numinosum è pericoloso perché attira gli uomini agli estremi.così che una modesta verità è considerata la verità,e un errore 
secondario è eguagliato ad un errore fatale.Tout passe:la verità di ieri è l’inganno di oggi,e quella che ieri era una deduzione errata ,può essere la rivelazione di domani.”

Jung riscatta Freud e mi porta al mea culpa con queste parole :”Non c’era nulla da fare contro questa unilateralità di Freud.Forse una sua personale esperienza interiore avrebbe potuto aprigli gli occhi :ma probabilmente il suo intelletto avrebbe ridotto anche questa a «pura sessualità»o a
«psicosessualità».Rimaneva votato a quell’unico aspetto ,e proprio per questo motivo vedo in lui una figura tragica;perché era un grand’ uomo e,ciò che è anche di più ,un ispirato.”
Non lo riscatta ai miei occhi dal suo modus operandi ma come uomo con tutti i suoi vizi e virtù  dando senso più profondo alle sue idee e convinzioni anche se non le approvo,almeno non tutte.

Per quanto mi riguarda la negazione del divino in genere(non necessariamente un dio in particolare),delle leggi che regolano l’universo, la natura e la vita stessa;come la negazione di una presenza spirituale in noi, è sempre stata per me l’unica vera tragedia dell’umanità.E lo vedo sul viso delle persone,le persone che si impegnano nella ricerca spirituale,o hanno fede in qualunque cosa, lo vedo sui visi di chi non crede in nulla ed usa puro intelletto; i primi sono sorridenti sempre e comunque ,e trovano forza davanti ai loro malanni e guai,per  secondi la vita è invece sempre e comunque una tragedia,anche davanti alle piccole conquiste,e nei  momenti belli trovano sempre un’ombra che li trasforma in qualcosa di triste e miseramente appaganti.

"E' importante avere un segreto, una premonizione di cose sconosciute. Riempie la vita di qualcosa d'impersonale, di un numinosum. Chi non ha mai fatto questa esperienza ha perduto qualcosa d'importante. L'uomo deve sentire che vive in un mondo che, per certi aspetti, è misterioso; che in esso avvengono e si sperimentano cose che restano inesplicabili, e non solo quelle che accadono nell'ambito di ciò che ci si attende. L'inatteso e l'inaudito appartengono a questo mondo. Solo allora la vita è completa. Per me, fin dal principio, la vita è stata infinita e inafferrabile..."

(Carl Gustav Jung - Ricordi, Sogni, Riflessioni)

 

Commenti

  1. Non entro nel merito di chi mi convince di più e chi di meno tra Jung e Freud. Credo che entrambi hanno dato un grosso contributo alla conoscenza della psiche. Ognuno con i suoi morbi e con i suoi personalissimi occhiali....
    In un certo senso trovo però che Jung senza Freud non sarebbe stato lo stesso...come a dire, Freud è stato un catalizzatore per Jung. Punti di vista eh! BBacioni Carolina, a presto :-)

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  2. Ciao Pingk diciamo che Jung era un grande osservatore ha saputo prendere il meglio e lasciare il peggio da tutti.Jung non toglie e riconosce meriti a Freud ma diciamo che non è stato ripagato dalla stessa moneta.Diciamo anche che è vero certo che gli ha fatto da catalizzatore, nella vita tutte le persone che ci circondano anche quando non siamo in accordo ci spingono verso nuove soluzioni e nuovi punti di vista.Come sempre ironicamente sostengo anche "agli stupidi si deve sempre ci che si è e gli errori degli altri possono non diventare i nostri errori grazie al loro esempio"
    Di Freud posso dire che è partito bene,e cavolo come aveva ragione quando diceva "un uomo lupo e dieci pecore" mio malgrado gli dovetti dare ragione e il vero dolore non era nel dargli ragione ma nel costatare quanto fosse vero.Freud strada facendo si è perso credendo di poter curare la psiche come si cura un mal di testa.il suo io era diventato grande a dismisura.
    Un bacione anche a te

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  3. Ho riletto recentemente proprio "Ricordi, sogni, riflessioni" :-) Avevo scritto anche un breve post sull'argomento.
    Bé, sei in buona compagnia: quando si parla di queste due figure è facile parteggiare completamente per l'uno o per l'altro, più difficile stare da qualche parte nel mezzo :-)
    Anche io mi sono spesso definito uno junghiano, anche se dico sempre, con un sorriso, che credo che le teorie di Freud bastano e avanzano per almeno il novanta per cento dei disturbi dell'uomo moderno :-D Ma non sono sufficienti. Purtroppo su quelle si fermò, ma forse era anche un modo di proteggere una visione del mondo che così duramente si era costruito. Quanti di noi in fondo lo fanno? :-)
    Bel post!

    www.wolfghost.com

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  4. Grazie Wolfghost.
    È vero libro bellissimo.Mi ricordo il tuo post :-)
    Se Freud mi è sempre stato pensante era proprio per il quadro peseante che ne usciva fuori dell'uomo dalle sue teorie.Jung lo sempre sentito vicino per affinità,diciamo che la pensiamo uguale ma lui ha fatto di meglio,molto meglio che il mio solo teorizzare.

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  5. A mio parere Freud aveva pienamente ragione come scienziato e girare intorno al palo non serve a nulla se non a rendergli ragione. Il nostro fisico, il nostro corpo ha degli imperii non facilmente elusi. La nostra prima regola è quella di procreare e quando questa viene celata da mille regole socialiste non possono che derivarne problemi anche gravissimi. Ciò che può essergli imputato è la mancanza di considerare il problema anche sotto all'aspetto spirituale.
    E' evidente che una persona impegnata fortemente in ambiti sociali o lavorativi sente molto meno certe turbe se non le confina in angoli della mente marginali o da prendere in considerazione solo in momenti particolari. Ossia, non considerare entrambe le due parti che ci costituiscono è in effetti un errore di valutazione. Vi è inoltre da osservare che il suo studio era conseguente ad un certo tipo di società che vuoi fosse in alto o in basso della "scala sociale" soffriva grandemente di questa incosapevolezza personale. Oggi non siamo molto distanti da quel contesto ma la moltitudine di interessi fa sì che questo problema sia meno sentito ma non così come si vorrebbe fare credere e i fatti che si leggono sui giornali o visti in televisione non fanno che confermare le sue tesi. Forse se l'Umanità riuscisse a liberarsi da tutto il ciarpame subreligioso e di subdolo potere delle masse, probabilmente quei problemi non vi sarebbero o sarebbero confinati in una deviazione del DNA e quindi curabili come origine.

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  6. Brezza...ognuno ha le sue opinioni.Freud poteva essere un grande ma il suo ego ha divorato anni del suo lavoro.In questo caso non basta conoscere più o meno le sue teorie ma anche l'uomo.Che poi ahime aveva ragione un uomo lupo e dieci pecore,mi rattrista ammetterlo ma è così.
    Per il resto posso darti ragione servirebbe meno ciarpame.

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