La storia che si deve raccontare


”…non sono solo le storie di guerra a essere insostenibili. Molti di noi non sono stati al fronte,sono tuttavia sopravvissuti ad aspre guerre e conflagrazioni private. A volte anche le storie di gioia e di illuminazione sono incomunicabili. A volte ciò che è più difficile è riconoscersi il diritto di raccontare la propria storia, qualunque essa sia.Ogni storia reale è parte della costruzione di sé, e ogni storia aggiunge la sua dimensione e il suo sapere collettivo. In definitiva, noi siamo la somma delle storie che abbiamo vissuto e delle storie che abbiamo udito.
Il pifferaio magico della fiaba era un cantastorie.Solo i bambini erano abbastanza saggi da seguirlo. È il bambino che è in noi che risponde alla magia. Quando viene il cantastorie vero a portarci,come il pifferaio magico,via dalla nostra esistenza convenzionale e ristretta. seguiamolo con slancio poiché ci si rivelerà qualcosa,e la guarigione sarà la conseguenza.”Deena Metzger,Scrivere per crescere
 

Credo di essermi soffermata per molto tempo su questo passo tratto dal libro della Metzger, mi sono soffermata abbastanza lungo da scrutare ogni sensazione a livello emotivo che mi suscitava il ripetermi: “ognuno ha la sua storia da raccontare, la storia che bisogna raccontare” quella storia che forse nemmeno noi raccontiamo più a noi stessi, quella storia che appare sbiadita, distante, talmente tanto distante da sembrare non appartenerci più.Ognuno di noi vorrebbe raccontare almeno una delle molte storie della propria vita diversa da come è stata veramente, forse più bella, più clemente, meno amara meno dolorosa; o semplicemente cancellando fatti che mai avremmo voluto che accadessero, ma, noi restiamo con la nostra storia che se raccontata a rallentatore, come suggerisce la Metzger, s'arricchisce nei dettagli facendo affiorare anche quel dettaglio che neghiamo a noi stessi per vivere meglio, per meglio sopportare. Eppure è proprio quella la storia che dobbiamo raccontare, che dobbiamo far rivivere per abbandonarla per sempre, per diventare più clementi verso noi stessi, la vita, il tempo, la causa che ha portato sofferenza nella nostra esisten.
E poi ci sono storie che andrebbero raccontate per quanto possano apparire tristi. Sono favole senza lieto fine, ma  piene di sostanza, una sostanza importante:l'amore. Piene di tutto quello che occorre per non lasciare il cuore indurirsi, servono per continuare a dispetto di tutto, malgrado il loro mancato lieto fine. Servono a chi le racconta, servono a chi le ascolta.
Sono storie che non moriranno mai dentro chi le ha vissute, per sempre continueranno a vivere. Rimane ciò che hanno lasciato, la lezione forse più importante della tua vita, una lezione che hai imparato e mai potrai dimenticare.
E ti accompagneranno sempre, in ogni istante, nel tempo, in quelle che saranno le tue scelte future. È meraviglioso come puoi ancora riuscire a sentire viva la gioia e tutto quello che di straordinario ti è stato dato di vivere.
Incredibilmente quello che per ovvio dovrebbe essere un momento di sofferenza, nel suo mero ricordo si può trasformare nella storia più straordinaria della tua esistenza se permetti alla gioia di essere presente insieme alle ombre, perché quando qualcuno va "via" noi ci fermiamo al solo dolore della fine, permettiamo alla sua consistenza di sbiadire rendendo inutile tutto ciò che è abbiamo vissuto. Lo straordinario va oltre il finale e non importa se il finale non è stato quello che avresti voluto quello che conta è ciò che ti è stato dato di vivere.
Sarà sempre del tutto o quasi incomprensibile il senso e il disegno della vita, ma, un giorno raccontandola t'accorgerai che il suo senso va oltre i tutti ragionamenti, oltre il senso apparente della vita. Occorrono le parole giuste per raccontarle, solo quelle parole che possono competere con la perfezione del silenzio. Servono parole perfette per raccontare della magia, di come l'amore possa andare oltre il tempo oltre la fine,servono le parole giuste per raccontare di come chi hai perduto possa continuare a vivere dentro di te.
Ed io resto lì con il mio sogno e la mia storia che non so raccontare...


«Il silenzio è un linguaggio perfetto, è dura per la parola competere. Per questo anch’io riscrivo più volte un testo finché non sento che è migliore del silenzio.» Eduardo Galeano






Commenti

  1. Che parole, carolina, che parole... mentre leggevo mi scorreva davanti tutta la vita, insieme ai momenti bui che spesso mi mescolano a quelli colmi di gioia. A volte, quando un amore finisce, tendiamo a voler dimenticare davvero tutto. E ripartire "da zero" è il peggior modo di vivere, a volte. Continua così, ad ascoltare il bambino che è in te, aspettando la canzone giusta che il pifferaio vorrà suonare... solo per te! Un abbraccio

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  2. Per me è difficile commentare questo post, non c'è nulla che io possa aggiungere che sia "migliore del silenzio".
    Però volevo che tu sapessi che l'ho letto e che mi ha fatto riflettere. L'ho apprezzato molto. Sul serio.

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  3. Condivido molto di quanto hai scritto. In effetti non rimpiango mai nulla del mio passato personale perché ogni singola cosa è parte di me adesso ma, soprattutto, perché ogni singola cosa è stata vita e, già per questo, non ha prezzo. Un po' diverso è per le azioni che hanno pesato sul destino di altri, perché lì può far capolino un senso di colpa più o meno giustificato. Anche in questo però bisogna riuscire a perdonarsi, grazie alla comprensione che siamo esseri umani e, pertanto, fallibili.
    Penso anche io che ogni storia è affascinante, che ogni persona la ha, forse è solo il modo di raccontarla a renderla più o meno interessante alle orecchie di chi ascolta. E in effetti non è raro restare colpiti da una storia personale magari meno eclatante di un'altra, e viceversa, in dipendenza dall'abilità di chi racconta di narrarla :-)
    www.wolfghost.com

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  4. Grazie davvero MrLoto :-))

    Ciao Wolf condivido,e forse è per questo che a volte certe storie bisognerebbe raccontarle per liberarsene.

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  5. E' molto vero quello che dici. Penso si possa un po' paragonare a quello che disse Steve Jobs nel suo discorso a dei laureandi. Parlava di tre storie, ed una di queste riguardava l'unire i puntini. Sosteneva, a ragione secondo me, che le cose accadono e noi non ne comprendiamo il perché, non riusciamo ad unire i puntini, appunto. Questo sarà possibile solo in futuro. Ci si riesce non guardando avanti, ma guardandosi indietro.
    Non so se l'ho spiegato bene, ma quel discorso vale davvero.

    Così come il tuo post. E mi piace moltissimo anche la citazione finale: il silenzio ha molto senso, più delle parole talvolta, se si sa ascoltarlo. Ci ritroviamo molto in questo.
    Ti abbraccio :-*

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  6. Penso spesso a quello che hai scritto. Ognuno è un tessuto fatto di tutti i fili che ha intrecciato nella propria vita, quasi tutti abbiamo avuto più di una vita. È vero, alcune storie che ci riguardano vorremmo poterle riscrivere oppure cambiargli il finale... ma in realtà sbaglieremmo ancora perché tutto quello che abbiamo vissuto ha fatto si che imparassimo qualcosa sulla vita e su noi stessi. Spesso è proprio il dolore infatti, ad accendere dentro di noi una fiamma che altrimenti resterebbe spenta... è buffo ma avevo scritto questa frase poco fa in un altro contesto. Per capire la trama ed il vero ruolo di ogni personaggi qualche volta è necessario arrivare all'ultima pagina. Ma sai che ti dico? Quello che conta è che il filo conduttore di ogni nostra peripezia sia l'amore, perché è l'unica cosa che resta quando il libro della nostra esistenza si chiude.
    Buon fine settimana.

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  7. Un bel dilemma...raccontarsi o scegliere il silenzio. Finora ho scelto il silenzio...anche se attraverso alcune poesie qualcosa è uscito fuori della mia storia, ma solo dei flash...a volte penso che dovrei raccontare una parte della mia storia, perché sarebbe una testimonianza che potrebbe essere utile a qualcuno...ma è troppo doloroso rivangare la sofferenza del passato...I tuoi scritti portano sempre a profonde riflessioni. Grazie di cuore. Un abbraccio

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