Accontentarsi…mah


                    
Gli yogi definiscono la capacità di accontentarsi come la virtù suprema,poiché è l’antidoto al desiderio,all’irrequietezza e all’insoddisfazione così si apre un capitolo di L’eterno presente, è uno dei passi  da compiere verso la ricerca dell’autentico  che  è in noi.
È da questa mattina che penso e ripenso alla parola “accontentarsi” e mi chiedo se non sia un errore dell’autore,che abbia usato un termine sbagliato, un errore di traduzione o semplicemente è un termine che non accetto o che fraintendo nelle sfumature della sua definizione.

Io so con certezza che non posso e nemmeno voglio delegare all’esterno la mia gioia.
Nemmeno voglio delegare la mia felicità  a domani: quando avrò,quando farò, quando sarò…posso essere felice anche adesso con tutto ciò che già ho e per tutto ciò che già posso fare,felice ora e qui.
Ho presente quanta irrequietezza e spossamento possa portare il desiderare di più e ancora di più,si corre affannosamente verso una meta che si sposta di volta in volta senza mai arrivare davvero.
Tenendo conto di tutte queste cose di fatto quell’accontentarsi mi “brucia” un po’,sarà perché nella mente ho un desiderio ben definito, difficile ma non impossibile nella sua realizzazione.Percepisco la vita vuota senza aspirazioni e fantasie…quel che reputo  invece  davvero deleterio è vincolare la propria vita alla loro riuscita o al loro fallimento,ci vuole la giusta misura,e per certo desiderare e non muovere passo è già un fallimento.

Io amo tutto quel che ho,  amo tanto anche ciò che sono e sono grata per quel che sono, non riesco ad immaginarmi diversa anzi le volte che   ho indossato gli abiti di qualcun altro mi sono sentita tremendamente a disagio, sto male nei panni del pessimista,dell’ambizioso, dei pignoli che non mancano  un puntino sulle i, ma ho i miei desideri forse un po’ folli che è più facile raccontarli che realizzarli ma di fatto amo tutto quel che ho, però al medesimo tempo non  voglio accontentarmi  so che c’è un mondo intorno e un infinità di possibilità  e di meraviglia.

Il termine "accontentarsi"  è  sbagliato in questo caso,almeno per me, io direi invece che vivere nel presente e amare il presente è grandioso quanto sognare un domani, fin dei conti anche Yogananda da ragazzino scappò di casa pur di raggiungere le pendici dell’Himalaya, in seguito ci riuscì ad andare sull’ Himalaya, qualcosa in lui lo spingeva in quella direzione  il veto del padre era per lui  un macigno su questo desiderio, io credo che per lui fosse molto di più che un desiderio ma la sua grande aspirazione, il suo destino che lo chiamava verso la vita per cui era nato.

Io piuttosto che usare il termine accontentarsi  userei il  termine contrario" volere possedere a tutti i costi" o il  cercare di riempire il vuoto interiore con beni materiali  per indicare la causa  che conduce all’eterna insoddisfazione.Io credo che sia la spasmodica ricerca di approvazione e successo che appaghi la mancanza di autostima ciò che porta all’irrequietezza, l’irrequietezza di voler essere qualcuno che con buone probabilità in realtà non sei, ma lo fai solo per dimostrare qualcosa  o per essere accettata.

Io credo che noi nasciamo in modo del tutto causale  in un dato luogo, una data  in una famiglia e così via ma a noi aspetta il compito di rimettere tutte le tessere della nostra esistenza al posto giusto per completare il mosaico.Trovare il luogo al mondo che più ci assomiglia, trovare gli spiriti affini al nostro, insomma non è un vero caso è un po’ come specie di caccia al tesoro, nasci a Roma ma il tuo spirito è più affine a Parigi.E i desideri  e le aspirazioni  sono le vie che ti  indicano  il percorso da compiere per trovare le tessere man mano che cammini sul sentiero della tua vita. 
Se sto a spiegare il perché la penso così  finisco per scrivere un poema,magari un’altra volta,per ora prendetela così per com’è.Senza molte seghe mentali.

In conclusione credo  che il modo in cui l’autore abbia esplicato questo punto sia un po’ fuorviante, suona  più come una negazione a priori  di desideri e aspirazioni  visti un po’ come la tentazione del diavolo anziché il semplice imparare  ad amare la tua vita qui e ora, per quel che sei e per quel che hai senza per questo negarti desideri e aspirazioni che gestiti con equilibrio rendono bella la tua vita,ora come domani.

Io credo che  nostri desideri  a volte  sono anche   una esplicita richiesta della nostra anima come via che conduce alla felicità,perché  se è vero che essere grati e gioiosi di quel che sia ha ci rende già lì per sé felici invece della continua brama del possedere o essere, assecondare   il bizzarro desiderio di comprare due tazzine da caffè in stile shabby( di cui non hai bisogno) da usare come centrotavola vuol dire  lasciare libera la tua anima di esprimersi anche attraverso gli oggetti che ti circondano, riflettono la  tua  vera  essenza e la tua creatività.

Il punto vero è saper fare discernimento  fra una brama  autodistruttiva  e un desiderio che ti eleva, il percorso che ti porta alla   sua realizzazione è crescita, pieno di prove e ostacoli, un discorso a  tu per tu con te stesso,raggiungerlo è una tessera in più che completa il tuo mosaico e nel caso che mai si realizzerà con buone probabilità non era cosa che faceva per te, a volte corriamo dietro a cose che non fanno per noi solo perché ci fissiamo  per una  qualche ragione distorta del nostro io, in parole povere se si realizza bene se non si realizza bene lo stesso vuol dire che non era per te.
Ma cosa sarebbe un mondo senza sogni ,desideri,aspirazioni?…Nemmeno Yogananda non sarebbe stato quel che è stato se non avesse desiderato  di  raggiungere l’Himalaya e non fosse scappato di casa, in tal caso  non avrebbe capito tutto quel che ha compreso dalla sua fuga  che lo ha condotto sulla via giusta per sé portando  in seguito così beneficio anche ad altri.

Mi sono spiegata?…

Commenti

  1. Ciao!!
    Ora, premetto che il libro a cui ti riferisci non ho idea di quale sia (tu sei troppo avanti!!! :D ), ma andando terra a terra, non mi è mai piaciuto il proverbio che dice : "chi si accontenta gode", non so... dipende, appunto come dici tu. Farsi una malattia sul raggiungimento di alcuni obbiettivi sacrificando il presente non va bene, ma nemmeno stare seduti accontentandosi, perchè vorrebbe dire non sognare più e i sogni sono una parte bella ed emozionante della vita. Io sono felice, come te, per quello che ho, felicissima, a volte da spavento, ma non per questo non ho dei sogni e non guardo con gioia al domani.
    Non è semplice comunque analizzare la parola "accontentarsi" può essere vista sotto vari punti di vista... :)
    Allora buon venerdi!! :D

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  2. Ciao, mi ispira un poema sto post per cui ti dico...un abbraccio!:))

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  3. Il fatto è che non sempre siamo bravi a desiderare. Spesso, anzi, tendiamo ad augurarci per noi cose delle quali sarebbe ben più benefico fare a meno....perchè, di solito, desideriamo cose terrene, cose destinate a non durare per sempre.

    Sant'Agostino spiega come sia proprio dal desiderio delle cose mutabili che derivano le tre emozioni che più determinano certi stati d'animo e, di conseguenza, che possono alterare il nostro equilibrio interiore perchè non dipendono da noi, ma dal desiderio:

    - IL TIMORE di non riuscire ad ottenere quello che si vuole o di perdere quello che si ha già.

    - LA GIOIA del possedere qualcosa o, addirittura, qualcuno.

    - LA TRISTEZZA del non avere o non poter mai avere quel che si desidera

    Secondo me non si tratta di vivere senza "slancio" quanto piuttosto di vivere apprezzando quello di cui già si dispone, lavorando ogni giorno al meglio delle proprie possibilità per migliorare se stessi ed il mondo circostante, aprendosi a qualunque altro dono la vita ci faccia.
    In pratica fare sempre del proprio meglio senza però avere delle "mete" prestabilite da raggiungere alle quali, di solito, si rimanda la propria felicità...che invece possiamo avere già adesso, perchè è dentro di noi e non fuori.
    Il discorso si è fatto un pò ingarbugliato ma spero, comunque, di averti fatto capire cosa intendo. :)
    Buona serata.

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  4. Ciao Mr Loto, "senza avere mete prestabilite da raggiungere.." che intedi esattamente? Se non si tende a qualcosa forse non si desidera neanche o no?
    Se ti va, grazie

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  5. Per "senza mete prestabilite" intendo senza aspettarsi nulla. Se faccio un lavoro che mi piace, ad esempio, dò il massimo ma non aspiro ad avere delle promozioni....se poi queste arrivano portano gioia senza, però, aver creato precedentemente ansie o insoddisfazioni.
    Se amo qualcuno lo devo fare totalmente, senza paure...senza aspettarmi dall'altro alcunchè, neppure di essere ricambiato. Se poi mi ricambia è un dono.....e così via. In realtà se si desidera qualcosa bisogna sentire, in qualche modo, che essa già ci appartiene, per il solo fatto che ci impegnamo gratuitamente in quella direzione perchè ci piace farlo, perchè sentiamo che è importante per noi.
    Quello che crea problemi agli essere umani è sempre l'aspettativa....il voler appagare il proprio ego con qualcosa di "tangibile" anche agli occhi degli altri.
    Non sò se sono riuscito a spiegarmi.
    Buona settimana.

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  6. MrLoto sei stato molto chiaro e hai aggiunto una parola che ho dimenticato nel mio post sebbene si può cogliere fra le righe "senza aspettative" se ci sono aspettative il desiderio è più ansia che stimolo.
    Ciao

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  7. Sì ti sei spiegato perfettamente ed è un po'quello che pensavo ma ci vuole una bella maturità interiore e forza d animo, non è impossibile ma difficile da attuare in ogni campo...per ora almeno!
    Grazie, buona settimana

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