Buonanotte,un titolo più banale di così non lo potevo trovare.



Oggi sono “sfatta” dal caldo,da una situazione lavorativa che sta diventando un po’ pesante fra colleghe,tanto  che per la prima volta in più di sette anni che lavoro lì, la mia collega amica-nemica “Tere” –come la chiamo io- mi ha addirittura chiamato a casa per sfogarsi, lei che il lavoro non lo porta a casa con sé –così dice,non le ho mai creduto-,lei “l’inespressiva, che se il mondo gli casca addosso non fa una grinza, ha sbottato, sta sbottando. Mi sentivo così sfatta che mi sono stesa sul letto –solo un momento-mi sono detta, erano le otto mezza, mi sono addormentata stanca e di gusto,e fanculo tutto il resto…ho fatto pure un bel sogno  non succedeva da un po’.
Con gli  occhi semi chiusi, e ancora un po’ addormentata ho letto un racconto molto carino.
Tralascio la morale scritta sotto che ognuno lo interpreti come gli pare…
Io torno sul letto…sono pacificamente addormenta e in pace…non posso crederci in questi due giorni un briciolo di “illuminazione” buddhista mi avvolge .  Sto  davvero in pace, me l’assaporo finché dura .
                                                           Buonanotte
C’era una volta un punto piccolo, rotondetto, nero. Come ben sapete il destino di alcuni punti è deciso, loro stanno alla fine. Alla fine della frase o alla fine del capitolo o alla fine del libro. Punto. Il nostro punto era alla fine di un libro. Era proprio il punto dell’ultima frase dell’ultima pagina del libro.
Il punto vedeva solo la lettera alla sua destra, mentre alla sua sinistra e sotto c’era il bianco spazio vuoto.
Come tutte le lettere e i segni di punteggiatura il punto stava buono buono dentro il libro in attesa di essere letto.
Ovviamente lui aspettava più di tutti sebbene ci fosse qualcuno che passava di lì prima che in altre pagine. Quando i lettori arrivavano alla fine… beh… a quel punto poteva finalmente vederli in faccia: il loro sguardo si rilassava in un’espressione sognante e felice ed era per quello che il nostro punto era sicuro di far parte di un bellissimo, appassionante libro. Gli sguardi “dell’ultima pagina” non potevano mentire.
A volte prima di chiudere il libro il lettore leggeva e rileggeva le ultime righe, riluttante a lasciarle. E quando accadeva il nostro punto chiedeva a gran voce un aiuto: “Ma che cosa c’è mai scritto nel mio libro? Dimmelo! Abito qui da una vita e non lo posso sapere! Qualcuno mi risponda!”.
Nessuna risposta arrivava dai lettori mentre a volte le lettere, le virgole o qualche altro compagno di pagina si spazientiva e ribatteva: “Basta con questo chiasso! Lasciaci in pace, ma che vuoi?”.
Fu in una di quelle frustranti occasioni che gli venne in mente la soluzione. Lui vedeva la lettera che aveva di fianco, era una “e”, ma non vedeva quella successiva. Ma certo! Potevano fare una catena! Chiese alla lettera “e” di dirgli quale lettera avesse vicino. Riluttante quella gli disse: “Una “r”…”. E poi chiese alla “e” di chiedere alla “r” di guardare quale fosse la lettera a lei vicina e di fare passaparola fino a lui.
La collaborazione non fu molta, ci mise un po’ di tempo a convincere i compagni di riga ma dopo circa una giornata di tentativi aveva sentito diverse lettere ed era riuscito a comporre la prima parola, che poi era anche l’ultima del libro: a-m-o-r-e. Amore!
L’ultima parola era amore! Era entusiasta, lo gridò a tutti, spiegò che insieme potevano fare una cosa grandiosa: se si fossero aiutati, lettera dopo lettera, parola dopo parola potevano leggere il libro, un libro meraviglioso che finiva con “amore”.
Tutte le lettere della pagina iniziarono a pensarci su: “Ma sì… perché no?” borbottarono. “Forse il punto ha ragione, con un po’ di pazienza possiamo capire cosa c’è scritto nel libro, di che storia facciamo parte”. Il libro era la loro casa e non ne conoscevano che una piccola parte.
Fu così che la più grande catena letteraria mai vista incominciò la sua opera. Lettera dopo lettera, in sequenza, tutti collaborarono al passaparola comunicando al punto finale la lettera che ciascuno aveva al proprio fianco.
Quando quelli dell’ultima pagina completarono il loro compito convinsero quelli della penultima a fare altrettanto e così via. Il nostro punto registrava ogni nuova lettera che gli comunicavano e componeva le parole.
Era così entusiasta e determinato che memorizzava ogni parola e a fine giornata ripeteva a gran voce a tutto il libro la parte del testo che gli era arrivata. Ogni sera tutti aspettavano trepidanti la “lettura giornaliera”.
Fu così che giorno dopo giorno tutto il libro venne trasmesso al nostro punto. Quando la prima lettera della prima pagina del primo capitolo venne infine comunicata ci fu una gran festa. Il punto era il più felice di tutti: aveva conosciuto uno dopo l’altro tutti i suoi fratelli. Era il primo punto nella storia che, pur stando alla fine, conosceva l’inizio.
Quel giorno il punto declamò tutto il libro, questa volta dall’inizio alla fine. Ogni lettera ascoltò attentamente il racconto e comprese che faceva parte di una storia bellissima che lasciava negli occhi un’espressione sognante e felice.
Nel libro era descritta la storia di un punto coraggioso che voleva conoscere il libro a cui apparteneva. Iniziava così: “C’era una volta un punto piccolo, rotondetto…”.
Luca Sbragion
www.raccontiamicidispirito.blogspot.it

Trovato su Visione Alchemica

Commenti

  1. Carinissimo davvero questo racconto!Sono sfatta anche io, dal caldo, dalla stanchezza, eppure non riesco a dormire :(

    Buonanotte Carola!

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  2. "...pur stando alla fine conosceva l'inizio"....mi sta ispirando un bel brainstorming! !:-)
    Grazie Carola è sempre intrigante il tuo modo di voler conoscere ciò che ti sfiora sul tuo cammino!
    Tanto caldo anche qua e parecchia afa, ma da stasera sono in ferie per cui va bene tutto!;-)
    Su su che arriveranno. ..:-)

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  3. Accidenti non avevate proprio sonno :-)
    Io in questo periodo sembro affetta da "sonnolite patologica" dormire ovunque :-)

    Lilly, non riesci a dormire forse perchè i pensieri ronzano e la tua stanchezza non è di quelle appaganti come dovrebbe essere, la conosco la stanchezza da stress, anche se dormi poi ti svegli come se hai lavorato per altre otto ore, o non dormiresti proprio perchè il corpo e sovracaricato, come se non vedesse lo stop.
    Vedrai che che avrai tempo per rifarti.

    Adhara, si potrà avere modo di sapere che brainstorming, ti ha ispisrato :-) ?
    Sono curiosa.
    Buona vacanze :-)


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  4. Bè la prima idea che mi è venuta in mente è che spesso in alcune cose che facciamo ci sentiamo a corto di energie, stanchi e con poca voglia di ricominciare eppure conosciamo benissimo l'incipit di quell'impresa dato che l'abbiamo in qualche modo sperimentata è solo che non conosciamo per intero la strada che prenderà e questo ci rende passivi!
    Poi il bruco che si sente alla fine, ma in realtà è un bell'inizio!
    Poi che ciò che è ultimo non per forza è meno intrigante data la posizione!
    Poi una persona anziana che si sente al suo ultimo viaggio e spesso l'età non gli permette di ricordare tante cose che ha vissuto eppure le ha vissute!
    Poi la reincarnazione ossia passaggio e non fine di tutto come la morte farebbe pensare!È fine ma anche inizio!
    Poi le varie fasi con cui impariamo a camminare che una volta anziani sembrano riproporsi: camminare con l'aiuto di qualcuno o qualcosa fino a non riuscire più a camminare...si è alla fine ma si conosce l'inizio!Capisco che come immagine non è il massimo, ma la mia mente adora fare voli pindarici e le pensa tutte...talora faccio fatica anche io a seguirla!:-)
    A volte leggendo può essere che da una parola incomincio a vagare e si fermi chi può!!:-)
    Grazie...come vedi ho bisogno di riposo per i miei neuroni ballerini!!:-D
    Adhara

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