La nostra storia




Se non sappiamo  rinunciare alla nostra sofferenza è perché questa fa parte di noi ci creiamo un’identità. Ma a volte la storia e la relativa sofferenza a cui siamo attaccati non sono più fidate. Se glielo consentiamo, possono anche intrappolarci. Possono diventare un’abitudine, un meccanismo senza uscita. Invece di plasmarla ed espanderla, possono smembrare e rimpicciolire la nostra vita. Si può essere altrettanto zelanti nel crearsi una storia falsa quanto nello scoprire quella autentica.
Per paura di dovere affrontare l’ignoto, per autocompassione, per perbenismo, per disperazione, di fronte alle opportunità di conoscere la storia più profonda, ci ostiniamo a ripetere la stessa identica storia di facciata.
Attaccarsi ad una storia fasulla equivale scegliere una vita che non ha niente a che fare con quella che realmente ci appartiene
Scrivere per crescere di Deena Matziger

Commenti

  1. Sono proprio le parole che mi servivano oggi :)
    Grazie Carolina
    Un abbraccio!

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  2. Io vedo un sacco di situazioni.
    Non riesco quasi più a distinguere tra vero e finto. forse neanche io so più cosa sto vivendo. Me lo chiedo spesso per evitare di vivere qualcosa che non esiste. Ma il dubbio è grande.
    L'esercizio che sto facendo con chi mi sta vicino è proprio questo. Ma è complesso.
    Un abbraccio!

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  3. A me viene in mente la frase del film "Tutto su mia madre", "...perché una più è autentica quanto più somiglia all'idea che ha sognato di se stessa". I sogni son desideri, i sogni sono anche incubi. Tutto dipende da cosa ci fa stare bene. Io tante volte ho negato, ma in fondo, in fondo lo sapevo cosa mi faceva stare male. Ciao Carola!

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