Cos'è un libro?

..."Per non parlare della trovata di un bambino che dice che nel libro c’è una mezza anima – quella dell’autore – che per funzionare deve incontrarsi con l’altra mezza – quella del lettore; oppure di un altro che sostiene che il libro ha tante anime quanti sono i suoi lettori, e così via"

       Credo che sia una fra le più belle idee su cosa si nasconda in libro che abbia mai sentito.


Libri che accendono la mente (o menti che accendono i libri?)


Sto usando scientemente una classe di bambini (una quinta elementare) per i miei esperimenti filosofici con quella fascia di età. Non che quelli del passato non fossero “esperimenti”, ma questo lo è un po’ di più perché è finalizzato alla stesura di alcune parti di un libro che sto scrivendo, dedicato alla filosofia con i bambini. La strategia è però un po’ diversa dal solito, perché sto filosofando con loro in maniera laterale, per cerchi concentrici, apparentemente episodica (o, per meglio dire, rapsodica). Il filo conduttore questa volta non è il filo di filosofia, ma il libro. La cosa, cioè, più antifilosofica che ci sia – se si deve dar retta a Platone, che però tra-scriveva abbondantemente i suoi Dialoghi socratici.
E siamo partiti, tra l’altro, dal concetto di libro, dalla sua idea, da quel che esso è come essenza. Questa opera di astrazione è stata compresa così bene che adesso maneggiano perfettamente la coppia astratto/concreto, universale/particolare.
Lo scopo? a parte quello utilitaristico che ho esposto sopra, dimostrando ancora una volta la filosoficità dei bambini? Boh, non lo so ancora di preciso, mi sto facendo guidare da loro – soprattutto dalla loro creatività linguistica, dalla spontaneità e dal vulcano di metafore che ogni volta ne vien fuori. Ora siamo alle “facce” dei libri…
Ma facciamo un passo indietro. Tutto nasce dalle metafore coniate per dare una definizione di “libro”. Che cos’è un libro? Beh, non è che sia così facile rispondere o dare una definizione precisa (già anni fa in un altro gruppo avevamo raggiunto la conclusione paradossale che il libro è insieme tutto e niente). In effetti le metafore utilizzate sono state molteplici, talvolta fuorvianti, ma sempre interessanti (il libro è come… un giardino, un quadro, uno scrigno, un tornado, un tesoro, un regalo, un universo, un viaggio, addirittura una caramella!)
Finché è venuta fuori questa faccenda del corpo e della mente, e della similitudine tra libro e persona. Entrambi possiedono tanto un corpo, un supporto, una parte visibile quanto una mente, un’anima, una parte invisibile. A quel punto ci siamo concentrati su questa metafora e l’abbiamo approfondita. Senza, tra l’altro, disdegnare ragionamenti vagamente spinozisti su che cosa si debba intendere per corpo e che cosa per mente.
Ad un certo punto ecco comparire la “faccia”: un libro ha una faccia, esattamente come una persona, e da quella faccia noi possiamo capire alcune cose e farci un’idea di quel che c’è dentro – come per le persone. Interessante, ma fin troppo facile. Perché in verità la faccia – come la copertina di un libro – può ingannare. Così come è ingannevole il titolo (che è il nome del libro). La faccia-copertina, cioè, può benissimo essere una maschera. Ed ecco il brivido del confine problematico tra interno ed esterno, superficie e profondità, essere ed apparenza – appare quel che è, o può anche apparire quel che non è (o che a noi non sembra che sia)? Sfaccettature dell’essere e sguardo prospettico… ovvio che non uso questa terminologia, ma tali concetti sono piuttosto chiari nelle menti dei bambini. Sanno cioè benissimo che cosa si debba intendere per simulazione (o dissimulazione) e la maschera è un dispositivo simbolico molto interessante – anche perché indica ciò che è immutabile ed ossificato, quasi fosse lo strato di morte sulla pelle viva delle cose.
(A proposito poi di vita, di corpo e di anima, viene fuori anche una splendida discussione sul concetto di automa, su ciò che rende vivo un corpo, su anima, emozioni, meccanismo, ecc.; tra l’altro uno dei libri che mostrerò è proprio La straordinaria invenzione di Hugo Cabret. Per non parlare della trovata di un bambino che dice che nel libro c’è una mezza anima – quella dell’autore – che per funzionare deve incontrarsi con l’altra mezza – quella del lettore; oppure di un altro che sostiene che il libro ha tante anime quanti sono i suoi lettori, e così via).
Ma voglio ora riportare – a mo’ di esempio sui libri che accendono la mente (questo il titolo che abbiamo dato al nostro progetto) – la disquisizione durata una buona mezz’ora a partire dal titolo – quindi dal nome – di uno dei libri più geniali di filosofia per bambini (al di là dell’intenzione dell’autore) che mai siano stati scritti, e cioè L’anatra, la morte e il tulipano (lo avevo recensito qui, ed è ora visibile anche su youtube).
Trovatici tutti d’accordo sulla copertina praticamente spoglia e minimalista – l’anatra stilizzata in campo bianco – ci concentriamo sul titolo e sulla sua… stranezza, anzi sul suo effetto straniante. Come mai?
Ipotesi 1: i tre oggetti del titolo non stanno bene insieme
Ipotesi 2: la presenza della parola morte in un libro per bambini è strana
Ipotesi 3: l’elemento estraneo è il tulipano (variante: è l’elemento più accattivante, è colorato, mentre l’anatra è bianca e la morte nera)
Ipotesi 4: la morte è il collegamento tra gli altri due
Ipotesi 5: ci sono due cose concrete e una astratta
Ipotesi 6: c’è la vita da una parte e la morte dall’altra
- al che si aprono sia ipotesi su quale possa essere la storia narrata dall’autore, sia una breve discussione sulla necessità della morte (che, qualora non ci fosse, bloccherebbe lo scorrere della vita, la nascita di altri esseri viventi, il funzionamento delle cose – insomma, bambini piuttosto anassimandrei e dialettici!).
Tutto questo è venuto fuori solo guardando la faccia del libro ed evocandone il nome… stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus.
 Da La Botte di Diogene-blog filosofico

Commenti

  1. Bellissima la metafora corpo e mente... Non avevo mai riflettuto su quanto un libro sia di fatto una persona, un mondo, un universo intero "vivo" e non solo un oggetto.

    Tra i libri per bambini, il mio preferito rimane sempre "Il piccolo principe", però leggerò senz'altro questo che hai consigliato.

    Un abbraccio!

    RispondiElimina
  2. Se pensi che queste metafore sono uscite dalla menti di alcuni bambini,vuol dire che quando si diventa adulti qualcosa si rompe,qualcosa non funziona più...vuol dire che non guardiamo più la realtà con gli occhi giusti.

    Il libro è stato consigliato dal autore del blog Diogene, e in tutta sincerità anche il suo blog è da leggere.

    Ricambio un abbraccio

    RispondiElimina
  3. I bambini sono gli esseri viventi più aperti e sinceri, sono freschi e riescono a fare collegamenti mentali impressionanti, perché privi delle impalcature e chiusure degli adulti. Ecco perché sarebbe il massimo mantenere in vita il "bambino" che c'è in noi! Non avremmo più paura del nuovo e del diverso tra le altre cose! Bambini esseri straordinari in piccoli corpi! Bellissima la tua idea!

    RispondiElimina
  4. Io credo che noi adulti siamo ancora capaci di queste cose... solo che scegliamo di non farlo perché ci dicono che è "sbagliato", o "irresponsabile", che bisogna essere pratici, prendersi le responsabilità, "smettere di fare i bambini"... Quante volte ce lo siamo sentiti dire.
    Però il bambino che siamo stati è sempre dentro di noi, basta andarlo a cercare...

    RispondiElimina
  5. La risposta del bambino è una verità che nasce dalla sua purezza.
    Non dovremmo mai far morire il bambino che è in noi.
    Ciao Carolina.

    RispondiElimina
  6. Nel navigare di anni in blog ne no lette di definizioni ma devo immettere che la sopraffatta è degna di essere memorizzata come preziosa. Rimane poco daaggiugere.
    Stupiscono ancora in un tuo prossimo scritto

    RispondiElimina

Posta un commento