Un' utopia

"Mi avvicino di due passi, lei si allontana di due passi. Cammino per dieci passi e l'orizzonte si sposta di dieci passi più in là. Per quanto io cammini, non la raggiungerò mai. A cosa serve l'utopia? Serve proprio a questo: a camminare. “
Eduardo Galeano, Parole in cammino, 1998


Utopia, sembra ormai una parola caduta in disuso,  utopista un aggettivo che se ci attribuiamo o ci attribuiscono  è motivo di sberleffo, la società impone fin dalla scuola una rigida aderenza alla realtà.
Realtà spesso meschinamente distorta dalla società stessa che da un fronte ti  obbliga a non credere in  un'utopia  e allo stesso tempo è creatrice di sogni artificiosi  con cui vuole farti credere che questa società è la migliore possibile in cui tu possa vivere, e null'altro da desiderare, ogni tuo bisogno verrà  soddisfatto ma solo se sarai vincente.
E per vincere devi stare alle regole del gioco, le sue regole. 


La formulazione del termine utopia fu coniato dall' umanista e filosofo inglese, Thomas More (1478-1535) per denominare il luogo immaginario in cui è ambientato il breve trattato De optimo republicae stato deque nova insula Utopia (1516).
Utopia  dal greco ou=non topos=luogo, non-luogo, indica uno stato ideale che non esiste ma che sarebbe opportuno prendere a modello, in rapporto a una situazione irrazionale e caotica.

Se la realtà è come un sogno

Se la realtà è come un sogno,
dobbiamo agire senza subirla,
così come facciamo in un sogno lucido,
ben sapendo che il mondo
è quello che crediamo che sia.
I nostri pensieri attraggono i loro simili.
Verità è quello che è utile,
non soltanto per noi ma anche per gli altri.
Tutti i sistemi che in un momento ben preciso
sono necessari,
in seguito diverranno arbitrari
e noi abbiamo la libertà di cambiare sistema.
La società è la risultante di quello che lei crede di essere
e di quello che noi crediamo che sia.
Possiamo cominciare a cambiare il mondo
cambiando i nostri pensieri”.

Cosi scrive  Alfredo Alì in Preludio alla Società dell’Utopia:
È opportuno intanto fissare un paio di condizioni assiomatiche, essenziali per la configurazione dell’Utopia:
1) che essa diventa irrealizzabile ogni qualvolta è inserita in un contesto non utopico;
2) che non può essere parcellizzata, nel senso che nessun suo momento può essere decontestualizzato dall’intero processo.
Va poi sfatata l’opinione corrente secondo cui l’utopia è bella ma irrealizzabile. Tale luogo comune deriva, in sostanza, da una plurisecolare rassegnazione al non bello, cioè dalla convinzione che sia impossibile costruire un luogo in cui ogni dimensione del vivere entri in equilibrio con le altre, così da realizzare l’unità tra il bello come forma e l’estasi come contenuto.

Sarebbe consigliabile in questo mondo sterile di idee e fantasia che ormai versa nella rassegnazione che è dato a pochi decidere le sorti del mondo ripescare valori ed idee e con esse il temine "utopia" anche a rischio di passare come molti Don Chischiotte,  nulla può essere peggio della sensazione di vuoto e sterilità che ci pesano sul cuore e nel cuore degli adolescenti a cui è stato tolto ogni diritto di sognare, ogni idea in cui credere.
Ai giovani abbiamo cerchiamo di spiegare  il capitalismo e i mali che ha portato con sè; cerchiamo di mostrargi come e dove  il comunismo con il socialismo hanno fallito;neppure  la democrazia non ne esce pura e senza inganno,.  Dopo aver  mostrato  a loro i vari  fallimenti non ci siamo siamo presi la brigha di indicargli  alcun  nuovo o vecchio (se questo ancora valido e attuabile ) sistema di costruzione per una società migliore, nessun   valore  né  idee o sogni da cui poter  incominciare.

La pubblicità di una nota marca di abbigliamento qualche anno  fa adottó  uno slogan in risposta al fallimento del capitalismo e del comunismo, crearono  la  loro virtuale  nazione  la "Diesel Island", un luogo  dove si spera che possa regnare pace, felicità e libertà… in un' altra  precedente campagna pubblicitaria attribuiscono valore  alla stupidità, non inteso nel senso di “cretini”, ma  piuttosto  apparire come stupidi nel tentativo di   trovare il coraggio di osare, creare,  essere se stessi, estrarsi dalla massa e dalla alienazione delle regole preconfezionate per ciò  rischiare di essere giudicati  e di comportarsi da  "stupidi" per i canoni comuni.


Land of the stupid, home the brave
La terra degli stupidi, la casa dei coraggiosi.

Ecco confezionata un'utopia ( gli interessi della Diesel si possono esaminare in altro contesto) quello che voglio evidenziare é  la forza trainante dello slogan,
al di là dello scopo puramente di marketing,  sono riusciti là dove altri hanno fallito “hanno creato una nuovo motto, un'utopia” che fermenterà nella testa di tanti adolescenti alla ricerca di un qualcosa in cui ritrovarsi, alla ricerca di un disperato sogno in cui credere che non sia la continua violenza e il disincanto.
                             
                                               Land of the stupid, home the brave
Basta dare uno sguardo al video e al sito Diesel Island per rendersene conto…

 Qui trovate la traduzione

Commenti

  1. Non posso che essere d'accordo con te, su tutto!

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  2. Personalmente ho sempre trovato adatta una massima del compianto Ayrton Senna:

    "Se una persona non ha più sogni, non ha più alcuna ragione di vivere. Sognare è necessario, anche se nel sogno va intravista la realtà.
    Per me è uno dei principi fondamentali."

    Senna non era un filosofo, ma di sogni se ne intendeva, visto che ne realizzò uno immenso, e sono sicuro che se potesse parlare non lo rinnegherebbe, neppure considerando che "ci è morto dentro". Nel suo ragionamento ho sempre trovato fondamentale la parte "anche se nel sogno va intravista la realtà",
    L'utopia, per definizione non ha realtà, non potrai mai raggiungerla. Come tale, per me, è pari a un "fuoco fatuo". Tuttavia ha una funzione tutt'altro che trascurabile: serve come traccia. Per fare un altro esempio, oltre a quello riportato nel tuo post, è come vedere la cima dell'Everest e pensare di poterci arrivare: noi non potremmo farcela, vero, ma ci servirebbe per puntare in alto, per migliorare noi e il mondo attorno a noi. Anche se la cima non la raggiungiamo.

    Ecco, non ho nulla contro l'utopia, purché si sia cosciente che... è un'utopia, dunque irrealizzabile: serve solo come traccia.

    Altrimenti, va da sé, c'è il forte rischio di avere un gran brutto risveglio.

    Bel post :-)

    www.wolfghost.com

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  3. Bellissima la massima di Senna! Ci ho pensato anche io leggendo il tuo post... che forte! ^^

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  4. Grazie Wolf, concordo con te e l'idea di Senna, l'utopia é e deve essere come un disegno stilizzato, o come la pietra da cui verrà tratta una forma, un'idea in grande che si puo attuare nel dettaglio.

    Ciao Maurizio 😀 ho apprezzato anche la massima di senna citata da WOLF perché rende bene l"idea di cosa debba essere un'utopia.

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  5. Sono sempre stata molto attenta a dare ai miei sogni un pò di speranza,non ho mai desiderato quello che sarebbe stato fuori dalla portata delle mie possibilità, questo ha impedito che diventassero illusioni o peggio ancora, degenerassero diventando utopie. Forse qualcuno può obiettate che sognare quello che è alla nostra portata in fondo non è sognare, e forse in un certo senso è così, ma si tratta di sfumature...di piccoli trucchi per non soffrire. Nel mio cassetto dei sogni, quindi, ci sono sempre stati due scomparti ben distinti, in uno ci sono fate, elfi, mondi bellissimi e vite fantastiche...piccoli rifugi dove trovare riparo dalla durezza della vita, nell'altro scomparto ci sono i sogni da realizzare...quelli che piano piano nell'arco della mia vita hanno preso forma per lasciare il posto ad altri. Non sono perfetta e non ho ricette per la felicità, ma per me sognare è sempre stato importante, come è sempre stato importante camminare piuttosto che arrivare. Oggi la parola utopia non fa parte del mio mondo...nel mio mondo non ci sono utopie ma solo sogni che hanno tutti la stessa dignità, sia che si realizzino sia che restino lì sospesi ad accarezzarmi la mente e il cuore quando ho bisogno di volare.
    Un abbraccio Fata narchica...:)
    Gabriella

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  6. Ho sempre visto l'utopia come testimonianza dei limiti umani in un certo senso.

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  7. Ciao Fata Madrina tutta il tuo essere sensibile è nelle cose che fai, e non mi sorprende il tuo commento è qualcosa che ti appartiene e quel che sei ed è per questo che apprezzo molto il tuo commento.

    Ciao Nina bè in effetti l'utopia mostra chiaramente quale è il limite umano...ma l'utopia è anche l'anticamera della realizzazione delle idee

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  8. Sono il numero uno degli utopisti.
    Me lo hanno sempre detto tutti, fin da quando andavo al liceo.
    La cosa triste è che gli adulti me lo hanno sempre detto in modo quasi spregiativo, come se per me il futuro riservasse solo delusioni.
    Il fatto è che avere un sogno ti permette di vivere la tua esistenza in modo diverso, più grande, slegandoti dalle catene del pessimismo e del materialismo.
    Immaginare un mondo diverso, migliore, ti permette di cercare di lavorare in quella direzione, ti permette di iniziare a costruirlo.
    E poi vuoi mettere la soddisfazione se fossero pure altre persone e non tu a realizzare la tua "utopia"?
    Al giorno d'oggi abbiamo bisogno di tornare a sognare, non soltanto perché questo è vitale per il nostro spirito ma anche perché spinge i nostri pensieri e le nostre azioni verso il cielo... migliorando REALMENTE la qualità della nostra vita e lo stesso tessuto della società.
    Splendido post.
    Buon fine settimana.

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  9. buongiorno MrLoto altrettanto posso dire del tuo commento:molto bello.
    Conosco la situazione per anni mi sono sentita dare della sognatrice...in silenzio ho comunque continuato a credere nelle mie utopie pur riconoscendole tali ma realizzando anche se in minima parte quel che delle mie utopie è stato possibile realizzare. Buona giornata

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